Poesia n.186
2 gennaio 2009
A TE APPESO
A te appeso
come grappolo d’uva al proprio tralcio
e ogni acino racchiude un tuo sorriso !
Quante stagioni mi hanno sradicato dal tuo corpo
per risorgere appena il freddo s’assopiva.
Nell’amarti svanivano le brume
e le stelle tardavano a svegliarsi
per non turbare l’ora degli amori.
Donna che tanto ho amato
mai ho scoperto le ansie del mio cuore,
i battiti che sembravano rulli di tamburo
ad annunciare il tripudio
di un concerto.
Ma solo per pudore!
Donna che ho tanto amato
hai lasciato andare via
le carezze, i sorrisi e ammiccamenti;
ora sei brace spenta,
cenere che copre il tempo
di promesse.
Non chiedo di fermarti,
non ascolteresti!
La sordità accompagna il tuo andare
altero e non ti accorgi che lentamente,
inesorabilmente,
stai scivolando nel burrone
del domani e ogni appiglio di speranza,
come mano che a te si tende,
sarà stelo d’erba.
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